Spesso, a scuola, mi trovo a dover spiegare le differenze tra il portoghese e l' italiano nell' uso del verbo essere.
Ed ecco che esce il mio lato prof... in italiano come in inglese, uso il verbo essere anche per situazioni momentanee, per esprimere una condizione non definitiva, come per esempio quando dico "sono malato", si vuol intendere un periodo circoscritto (almeno, si spera).
Con il portoghese, invece, funziona diversamente ovvero si dice "sto felice", e non "sono felice" per dire lo stato d' animo dei quel momento... penso che questo modo sia più adeguato.Pensandoci bene, trovo che questa temporaneità evidenziata dalla grammatica stessa, dovrebbe essere "allargata" a tutte le situazioni momentanee, che in fondo sono tutte quelle che si distaccano dalla nostra natura, mi spiego. Io non sono un professore, più che altro dovrei dire "sto professore", persino se avessi un' esperienza decennale io non lo sono, capisco di più quando si domanda "tu cosa fai?", ma non ha un gran senso dire "sono un ingegnere", perché fino a 1/10/50 anni prima non sapevi nemmeno cosa volesse dire quella parola, sapevi solo che eri vivo, un essere umano e che volevi essere felice, basta.
La stessa vitalità del nostro pianeta, che ultimamente sembra volersi ribellare agli "invasori", ci dovrebbe ricordare che quello che siamo dipende anche da lei, dato che proveniamo dalla stessa, e che ogni definizione "extra" di noi stessi è puro tempo perso.
Il Brasile sta vivendo tempi molto buoni per quanto riguarda il denaro, ma dal punto di vista umano, a mio avviso, sta precipitando nel buio della superficialità, così come tante altre nazioni "forti", dove tutti corrono come pazzi, convinti che la ricchezza economica e lo status siano gli unici obiettivi da perseguire... e così anche qui assisti a situazioni assurde e ad ascoltare discorsi inutili... di plastica alle tette, di lipo-aspirazione, di orologi griffati, di macchine che non valgono un c#zzo ma che qui costano come l' oro e di "que chic" questo e "que chic" quell' altro, che non sei uomo se non hai il coraggio di uccidere un pesce del c#zzo... e tutte queste immense str#nzate, che ti gridano nelle orecchie tutti i giorni.
Poi arriva il giorno in cui cominci finalmente a sentire qualcosa di diverso, i tappi si stanno come sciogliendo, ed inizi a capire quanto siano effimere quasi la totalità delle cose che fanno parte della nostra routine.
Noi non siamo professionisti, né credenti, tantomeno ricchi... ma se ci piace crederlo siamo liberi di farlo, finché il sonno non ci viene disturbato dalla verità.